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Ed è riuscita nell’intento. Oggi presso l’azienda pilota di Erice “San Matteo” vengono allevati gli asini panteschi con due obiettivi: ricostituire la razza e, al contempo, produrre il ricercatissimo latte di asina, ottimo per lo svezzamento di bambini con gravi intolleranze alimentari.

Questo asinello, alto al garrese 130 cm, sfoggia un pelame liscio e lucido che lo differenzia dalle altre razze asinine che hanno il manto opaco ed arruffato. Ha orecchie piccole, petto ampio e robusto, zoccoli durissimi che difficilmente hanno bisogno di ferratura.

Muso quasi bianco, addome e superfici interne delle zampe bianche o grigio pallido, coda non folta. In tempi passati era stato esportato per favorire gli incroci e trasmettere le sue pregiate qualità: oggi l’obiettivo è quello di riportarlo sulla sua isola d’origine per risanare una perdita che non è solo naturalistica, ma anche culturale.

I dammusi

Incastonato nell’irregolare territorio isolano, tra il nero del suolo vulcanico ed il verde della vegetazione, il dammuso è la caratteristica abitazione pantesca. A pianta quadrata o rettangolare, è costruito con pietre di lava; la particolarità dell’edificio sta nella forma del tetto a cupola, imbiancato a calce: ogni cupola corrisponde ad una stanza. Il tetto, che all’interno ha la volta a botte, all’esterno è tondeggiante per agevolare il flusso delle acque piovane che vengono convogliate da canalette nella cisterna posta, abitualmente, sotto il passiaturi, la terrazza antistante il dammuso. La casa tradizionale, con bei pavimenti in cotto o in maiolica policroma, è composta da un ambiente centrale, dall’alcova (la camera da letto) e da un camerino.

Talvolta, nei pressi del dammuso, si innalza un’ampia costruzione tondeggiante, una sorta di torre edificata con pietre a secco, dalla cui sommità appaiono incerte fronde di alberi. Quell’alta recinzione serve a proteggere il giardino e l’orto dalle raffiche di vento che, soprattutto in certi periodi dell’anno, soffiano minacciosamente.

L’isola di Pantelleria presenta vari siti abitativi, il centro più popolato, dal nome omonimo, è l’approdo per molte imbarcazioni da diporto, caratterizzato da un insieme di casette bianche che, arroccate attorno all’antico castello Barbacane, salgono dolcemente verso la collina.

Poiché l’isola è grande è necessario un mezzo di trasporto per raggiungere i pittoreschi centri abitati, alcuni dei quali conservano esotici nomi arabi come Khamma, Rekhali, Mursia.... Ma non solo, l’auto serve anche per andare in giro in cerca di luoghi da scoprire e delle numerose calette dove è possibile fare un tuffo nel mare più blu.

Abitata sin dai tempi remoti, poco si sa degli insediamenti antecedenti alla prima età del Bronzo, però sembra che l’ossidiana di Pantelleria sia stata trovata in contesti più antichi nel Mediterraneo. I primi resti certi sono dell’inizio del II millennio a.C.. Affascinanti e misteriosi questi ruderi ci conducono ad un passato lontano. Facilmente individuabili, alcuni sorgono ai lati della strada che dal porto va verso Scauri (porto più piccolo): troviamo un villaggio fortificato che si estende fin sulla nera scogliera, circondato da un imponente muro di cinta (pare che nell’isola vi fossero continue contese, prima a causa della concupita ossidiana, poi per la sua posizione tra Africa e Sicilia); ancora ben mantenuto, il villaggio neolitico è composto da capanne tondeggianti che all’interno sono lastricate e conservano macine e contenitori di pietra.

Poco distante sorge tra i cespugli e la vegetazione di macchia il sese grande, la maggiore e meglio conservata delle costruzioni megalitiche a tronco di cono della necropoli sesiota, facile da raggiungere le si può girare attorno per osservarla in tutte le sue parti. Nei fianchi mostra piccole cavità, dove pare si adibissero i rituali funerari; altri sesi sono sparsi nell’area circostante. Ma segni di popolazioni passate non sono solo questi.

Girovagando per l’isola, tanti resti lo testimoniano: tratti di mura; cisterne campanate; pavimenti a mosaico, sui colli San Marco e Santa Teresa, forse residui dell’antica acropoli di Cossyra (Pantelleria era chiamata così dai Greci); le “tombe bizantine”, nella parte sud-ovest dell’isola che fu colonizzata dai Fenici. Mentre si prosegue nella visita, uno sguardo al panorama e scorgiamo nel rosso del tramonto, all’orizzonte, un lembo della terra d’Africa. Ed è facile immaginare che quest’isola possa essere stata contesa per la sua posizione, legame naturale tra la Sicilia ed il continente nero.

 
 

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