L’approccio
iniziale a questa isola è con la sua natura
vulcanica: Pantelleria si è formata nell’era
quaternaria, dunque è un territorio di origine
recente, sorto sul margine di contatto tra il
continente africano e quello europeo. Non si
registrano eruzioni dal 1891, ma ancora su
diverse località dell’isola è presente una
vivace attività vulcanica secondaria: sorgenti
termali, mofete e fumarole che esprimono il
massimo del loro valore ecologico nel Lago di
Venere, unico lago dell’isola. Sulle pendici di
Montagna Grande si trovano fumarole costituite
da getti di vapore acqueo misti ad anidride
carbonica a temperature generalmente basse, che
si sprigionano dalle rocce e dal suolo: la più
importante è quella di Favara Grande. Fumarole
se ne trovano anche a Costa della Favara, Fossa
del Russo, Cuddie di Mida e Monte Gibele. Quando
le fumarole si vengono a creare all’interno
delle grotte, allora si è davanti al fenomeno
delle cosiddette “stufe”, vere e proprie saune
naturali come il Bagno Asciutto a Sibà o la
stufa di Khazèn.
Sorgenti di acque termali calde
si trovano anche nella Grotta di Sataria, a
Scauri, e a Gadir, nella Cala di Nicà e lungo le
rive del lago Specchio di Venere. Dal punto di
vista vulcanologico, la parte più antica
dell’isola è quella centro-meridionale che fa
capo alla Montagna Grande (836 m s.l.m.) che,
sul versante nord-occidentale, presenta un
profilo morbido, mentre a sud si interrompe
bruscamente in una ripida scarpata.
Sulle
pendici sud-orientali ecco Monte Gibele (700 m
s.l.m.), seconda vetta dell’isola per altezza.
Insieme a Cuddia Mida e ad altri centri minori è
testimone di epoche in cui l’attività eruttiva
era di tipo esplosivo. Il più meridionale dei
grossi edifici vulcanici è Cuddia Attalora (560
m s.l.m.).
La
parte settentrionale dell’isola invece, di
formazione più recente, si è originata ad opera
di piccoli edifici vulcanici, che hanno dato
luogo a colate laviche fluide, basalti che
digradano con lieve pendenza verso il mare: si
tratta di Monte Gelkhamar (289 m s.l.m.), Monte
Sant’Elmo (246 m s.l.m.), Cuddie Bruciate (118 m
s.l.m.) e Cuddie Rosse (56 m s.l.m.). Al di
fuori di punta Karuscia, sul fondale marino,
sono visibili dei coni eruttivi sommersi. Nelle
aree caratterizzate da declivi più dolci
(versante occidentale dell’isola) dominano le
colture agricole: viti e capperi in primo luogo
e poi ulivi, cereali ed ortaggi. Le aree
vulcaniche sono territori fertili e Pantelleria
non sfugge a questa legge. L’isola è ricca in
vegetazione anche se, data l’ampiezza, le sue
597 diverse specie, sottospecie e varietà
botaniche potrebbero sembrar poche. Ma non
bisogna dimenticare che l’isola, oltre ad essere
di recente formazione, è anche geograficamente
abbastanza isolata, quindi gli individui tendono
a specializzarsi adattandosi all’ambiente ed
alle sue risorse: il 3% delle specie vegetali,
infatti, è endemico.
La vegetazione si
distribuisce sul territorio secondo un criterio altitudinale, subendo variazioni in funzione dei
venti che la investono e dell’evoluzione dei
suoli. Le falesie costiere, frastagliate e
ricche d’insenature, ospitano una vegetazione
dominata dall’endemico limonio di Pantelleria a
cui si associano il finocchio di mare, il
ginestrino delle scogliere, la timelea barbosa,
l’erba-franca pelosa e altre specie. I pulvini
del perpetuino di Pantelleria e la violaciocca
di Pantelleria, entrambe endemiche, colonizzano
l’ambiente a ridosso delle scogliere.
Chi
sceglie di giungere a Pantelleria via mare è
costretto ad una “levataccia”. Infatti si entra
in porto intorno alle sei del mattino, ma si è
subito ripagati dall’accoglienza che si riceve:
i morbidi colori dell’alba che tingono il
panorama circostante; la deliziosa frescura che
troppo presto abbandonerà l’isola per lasciare
il posto alla canicola del sole africano; il
sorriso degli isolani abituati al flusso dei
turisti ed il fragrante cornetto con l’agognato
cappuccino che aiuterà a riconciliarsi con la
vita, da gustare in uno dei numerosi locali
vicini al porto. Chi arriva qui cerca una
vacanza diversa dalle solite: vulcanica, aspra e
di selvaggia bellezza, Pantelleria è un vero e
proprio baricentro tra Sicilia e Africa (dista
da Capo Mustafà solo 65 km!). Il paesaggio è
segnato dalle cuddie (crateri vulcanici
secondari), dall’imponenza della Montagna Grande
e dai dammusi, tipiche costruzioni in pietra
lavica che risaltano coi loro tetti imbiancati
sul nero delle lave. E’ anche l’isola più verde
tra quelle che circondano la Sicilia: le sue
pinete si inerpicano sulle vette più alte,
mentre nei declivi più dolci predomina il
paesaggio agricolo. Pantelleria è terra di
contadini, più che di pescatori.
La riserva
offre la possibilità di saune naturali sul
sentiero delle Favare o nelle “stufe”, come
quella di Benikulà (o Grotta del Bagno
Asciutto), ma anche escursioni a carattere
archeologico e naturalistico di grande
interesse. Paradiso dei sub e dei birdwatchers,
Pantelleria ospita molte forme di vita esclusive
del suo territorio ed è un prezioso punto di
transito per la fauna migratoria. La cucina
semplice isolana viene esaltata dall’aroma dei
pregiati capperi panteschi e accompagnata dai
vini locali, tra cui primeggia il profumatissimo
passito doc.
continua >>>
|