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bagli, stalle, frantoi, palmenti, tonnare,
casupole, pagliai, oggetti ricavati dallo
sfruttamento totale delle piante, alimenti
saporiti, prodotti dagli animali con i quali
convivono, sono l’esempio delle loro capacità e
della loro operosità.
La riserva dello Zingaro è la prima area
naturale protetta istituita in Sicilia, per
volontà popolare di migliaia di persone che con
essa hanno voluto dare l’avvio alla
conservazione della natura nella nostra Isola.
Il suo valore naturalistico consiste soprattutto
nel fatto che questi 7 km di costa nella Sicilia
nord-occidentale sono sopravvissuti in maniera
integra, e rappresentano ciò che potrebbe essere
oggi il litorale tirrenico, se non avesse subìto i
pesanti interventi di antropizzazione dal
dopoguerra ad oggi.
Lo Zingaro è soprattutto una
riserva di paesaggio da cui godere scorci
incantevoli: bianche calette calcaree dove
potersi immergere in acque limpidissime che si
alternano a ripidi muraglioni che precipitano a
strapiombo sul mare. Grotte marine e terrestri
tra cui quella maestosa dell’Uzzo che si apre
con una sorta di anfiteatro su una bellissima
cala. Allo Zingaro vivono oltre 600 specie
botaniche di cui moltissime rare o elettive di
questi luoghi. Qui nidificano molte specie di
uccelli sia stanziali che migratori. Qui l’uomo
ha abitato per millenni, lavorando la terra e fondendosi
con lei, ma anche sfruttando le risorse del
mare, come testimoniano le tonnare presenti nel
territorio. Diversi musei raccontano la storia
di questi luoghi, alcuni all’interno della
stessa area protetta.
Il visitatore potrà
condurre piacevolissimi trekking, esplorare i
fondali marini o accedere alle grotte
sottomarine, se esperto sub. Ai due ingressi
della riserva il visitatore troverà ristoro
nelle aree attrezzate per i pic-nic. Chi ama il birdwatching potrà avvistare trampolieri in
migrazione o uccelli rari come l’aquila di
Bonelli.
Come dice Silvano Riggio, “Lo Zingaro è
uno dei tratti più suggestivi della costa
siciliana (…) Esso è in realtà espressione
dell’ambiente costiero della Sicilia occidentale
(da Capo Gallo alle Egadi), che è forse il più
bello e il più ricco – oltre che il più
tropicale – dell’intera Isola”.
La speranza è
che al più presto venga istituita la riserva
marina che consentirebbe il ripopolamento ittico
oggi osteggiato dalla pesca irrazionale e
dall’indiscriminato uso di imbarcazioni
turistiche che si avvicinano troppo alla costa.
Le tonnare
La
pesca del tonno veniva praticata fin dai tempi
più remoti come testimoniano grandi autori del
passato. Omero e Plinio scrivono anche sulle
tonnare di Sicilia, Oppiano, poeta greco del
terzo secolo d.C., ci descrive, invece, in un
suo poema sulla pesca, le tonnare utilizzate ai
suoi tempi: porte, gallerie, atri, corti. Sembra
che illustri quelle che si utilizzano ancora
oggi. La pesca del tonno era diffusa in tutta la
Sicilia, prova ne sia che su tutto il suo
litorale sorgevano tonnare (ne parla anche
Edrisi nel suo Libro di Ruggero) e stabilimenti,
molti dei quali fanno ancora bella mostra di sé
sulle coste, per il ricovero delle barche, la
conservazione delle reti e per la lavorazione
del pesce.
Lo specchio d’acqua che si apre
davanti e nei dintorni di Trapani fino ai nostri
giorni s’è colorato di rosso sangue per la
“mattanza” (pesca del tonno). Le tonnare della
Sicilia occidentale sono, infatti, le ultime che
praticano quest’antica attività che va
scomparendo.
La riserva dello Zingaro contava
tre tonnare: quella di Scopello, quella di San
Vito detta Sicco e quella, dell’Uzzo, nella
quale si pescava poco e solo tonnetti che
servivano ad integrare la magra economia della
popolazione locale, che smise per prima di
operare.
La Grotta dell'Uzzo
E’
uno dei più importanti siti della preistoria
mediterranea. Le ricerche archeologiche condotte
in questa grande abside naturale dimostrano che
la vita umana allo Zingaro dovette iniziare
molto presto, intorno a 12.000 anni fa, durante
il periodo chiamato Paleolitico Superiore.
Quest’antro, come gli altri che si trovano sul
litorale nord-occidentale della Sicilia, che
giunge al promontorio San Vito, si formò a causa
degli effetti erosivi delle onde marine che
sbattevano contro la roccia, in alcuni tratti
ricca di friabili calcari. Dal 1975 la Grotta
dell’Uzzo è stata oggetto di uno studio che
aveva come scopo la ricostruzione
dell’ecosistema preistorico della zona e la
funzione dell’uomo in quei luoghi.
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