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E’ una pianta a
sessi separati, le infiorescenze sono vistose
pannocchie giallastre. L’individuo femminile
produce frutti tondeggianti od ovoidi, a buccia
coriacea, che raggiungono a maturità il diametro
di 3 cm, colorandosi di marrone: sono drupe,
frutti carnosi con nocciolo duro, molto graditi
agli animali selvatici. La palma è un elemento
della macchia mediterranea tipico degli ambienti
assolati e caldi, può essere pioniera o il
risultato di uno stadio maturo della
vegetazione. Se colpita dal fuoco ricaccia nuovi
getti. Vive negli ambienti rocciosi costieri e
subcostieri, possiede una certa resistenza alla
salinità e si spinge sino a 600 m di quota, come
avviene nel bosco di Santo Pietro di Caltagirone.
E’ diffusa su tutte le coste siciliane,
principalmente sulle coste del Mediterraneo
occidentale, ad eccezione del versante tirrenico
da Messina a Cefalù. Si spinge anche all’interno
localizzandosi, in genere, in ambienti
semirupestri.
I suoi nomi dialettali sono Giummara, Scupazzu e Scuparina, gli ultimi due
attribuitele perché in passato le sue foglie
venivano largamente usate per la preparazione di
scope e di altri prodotti artigianali come
cestini, stuoie, corde e cappelli. Sfibrata, era
utilizzata per la preparazione del crine
vegetale.
La Fauna
Negli
ambienti più aperti, là dove dominano pendii
scoscesi e pietraie, si trovano molti rettili:
piccoli come il geco e l’emidattilo (formidabili
arrampicatori di pareti verticali grazie alle
sottili lamelle uncinate presenti sotto le
dita), o il gongilo ocellato, simile ad una
lucertola dalle corte zampette, o le due specie
di lucertola (la siciliana e la campestre). Non
è improbabile incontrare anche serpenti come il
nero biacco e la vipera, quest’ultima, a volte,
vittima degli attacchi del riccio. Qui cacciano
quei volatili che prediligono gli spazi aperti:
il gheppio e il falco pellegrino, abilissimo e
velocissimo predatore di uccelli. Lo Zingaro è
il regno del coniglio selvatico, pasto prelibato
della rara aquila di Bonelli che si potrebbe
scorgere in picchiata, mentre tenta di
catturarne uno: la presenza di questo rapace
nella riserva riveste un significato particolare
poiché è in pericolo d’estinzione.
Lo Zingaro è
anche il regno della coturnice di Sicilia (vedi
box Fiumedinisi e Monte Scuderi) che, se non ci
fosse stato il regime di protezione
naturalistica, molto probabilmente qui si
sarebbe estinta.
Mentre all’imbrunire le civette cacceranno
topolini e soprattutto insetti, di notte
l’allocco assale topi, ratti e piccoli roditori.
Una menzione a parte va fatta per l’area nei
pressi dell’abbeveratoio di contrada Acci: qui
le pozze d’acqua, formatesi dal lento scorrere
di piccole risorgive superficiali, ospitano,
sorprendentemente, il raro granchio di fiume e
il discoglosso dipinto, un anfibio molto simile
ad una rana, assente nel resto d’Italia.
Il discoglosso si avvicina all’acqua solo nel
periodo riproduttivo per garantire alle uova un
ambiente adatto per lo sviluppo dei girini. In
questi ambienti si trovano molti insetti di
specie varie tra cui spiccano in primavera le
violacee Xilocope, api di tipo solitario o la
bella Vanessa atalanta, l’unica farfalla che
sverna in questi luoghi anche allo stato adulto.
Molti gli uccelletti, stanziali o
migratori, mentre nelle steppe è più facile
trovare il saltimpalo, il cardellino e i
migratori come il culbianco e le monachelle.
Nelle aree arbustive vola il piccolo occhiocotto,
dall’anello rosso intorno agli occhi (che qui è
stanziale), e l’usignolo di fiume che si adatta
bene a quest’area arbustiva. E poi scriccioli,
cappellacce, fanelli, merli, sterpazzoline.
Insomma un’avifauna ricca e variegata che nelle
ore più fresche del giorno fa sentire la sua
presenza con gli incessanti richiami canori… là
dove di notte domina il canto dell’usignolo.
L’aquila di Bonelli è un’aquila di medie
dimensioni che si trova in pericolo di estinzione in Italia. La sua
silhouette è più slanciata rispetto all’aquila reale: la coda più lunga
e le ali più arrotondate, è lunga sino a 65 cm e l’apertura alare arriva
a 1,70 m. La femmina è sempre più grande del maschio. Gli accoppiamenti,
dopo le parate nuziali, avvengono a dicembre; a gennaio la coppia
ristruttura con grossi rami uno dei nidi presenti sui terrazzini dei
dirupi o saldamente ancorati agli arbusti che sporgono dalle pareti
rocciose: qui a metà febbraio la femmina depone due uova e le cova fino
alla schiusa (l’incubazione dura 45 giorni), poi si occuperà di accudire
ai piccoli, mentre il maschio procaccerà il cibo.
continua >>>
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