<<< segue
Questa
terra ospitò numerosi colonizzatori, Greci o
provenienti dalle vicine colonie della Magna
Grecia, e vi sorse la città di Camarina, che nei
secoli ha alternato periodi di espansione ad
altri di decadenza. Il fiume Ippari scorre per circa 20 chilometri in una
splendida valle i cui versanti in passato erano
ricoperti da boschi molto fitti. E' formato
dalle acque di tre fonti, che emergono una a
nord-est di Vittoria, l'altra sotto Chiaramonte
dalle antiche fonti di Cifali e Favarotta, e
infine nella Fonte Diana nella piazza di Comiso.
Nella glottologia antica il fiume Ippari viene
in vario modo nominato: Ipparis da Pindaro,
Hipparin da Silio Italico, Ipòron da Tolomeo,
Hyparius da Vibio, Fiume di Cammarana nel Medio
Evo. Ippari era il dio dei cavalli e ad esso
venne dedicato il fiume nella cui valle pare che
fossero presenti numerosi allevamenti. In
passato, come descritto nei testi storico
geografici di Autori antichi, la portata del
fiume doveva essere molto più consistente, tanto
da essere navigabile.
Tale
ipotesi è avallata dall'interpretazione data da
diversi Autori ai versi di Pindaro nell' Ode V.
E' molto probabile che al fiume dovessero essere
affidati i tronchi degli alberi tagliati dai
boschi localizzati lungo le sue sponde, che la
corrente trascinava verso la foce sino alle
acque calme della palude posta in vicinanza
della foce. Infatti, a monte del cordone dunale
posto tra il promontorio di Camarina e gli
scogli di Scoglitti è esistita la Palude di
Camarina (Camarina Palus), originata dalle
gigantesca ostruzione formata da barre dunali
(limne) di sabbia accumulata dal vento fra i due
versanti della valle dell'Ippari, proprio prima
che il fiume raggiungesse il mare. In seguito a
una pestilenza intorno al 265 a.C., i coloni
greci pensarono di prosciugare la palude e
chiesero il responso all'oracolo di Delfi.
La
Pizia sconsigliò la bonifica; i camarinesi non
ne tennero conto e prosciugarono la palude.
Nell'ultimo tratto del fiume venne costruito il
"Porto-Canale", navigabile anche con navi
onerarie, dotato di banchine di caricamento a
spina di pesce. Lo citano nei loro rapporti
alcuni ingegneri militari del Cinquecento come
il fiorentino Camillo Camilliani ed il senese
Tiburzio Spannocchi.
Venne costruito anche un
antemurale per proteggere il porto-canale dai
marosi e i cui resti sono tutt'oggi visibili
anche se semisommersi. Nella parte a Sud-Ovest
del limne si formò in epoche successive (Medio
Evo) un altro lago, "il Salito", l'etimologia
del nome è probabilmente dovuta alla salinità
dell'acqua.
La distanza tra i due specchi d'acqua era
ricoperta da canneti, giunchi ed erbe in modo
tale da apparire un unico corpo idrico.
Attualmente, a seguito delle opere di bonifica
effettuate nella prima metà del '900 queste aree
umide costiere sono state prosciugate per mezzo
di una serie di canalizzazioni artificiali.
La
riserva occupa la parte bassa del corso del
fiume Ippari e ricade geologicamente nella zona
di transizione verso l'avanfossa Gela-Catania,
identificata come Piana di Vittoria, al limite
sud occidentale dell'altipiano ibleo. La
morfologia del paesaggio è strettamente connessa
con il diverso grado di erosione delle rocce
affioranti. Altimetricamente si passa dalla
quota 40 metri s.l.m. di Contrada Cammarana a
quella di 180 metri s.l.m. sotto l'abitato di
Vittoria. La valle del fiume, impostata su
strutture tettoniche (faglie) a direzione Sud
Ovest - Nord Est, è ricoperta da depositi
alluvionali.
La sua particolare ampiezza nell'area compresa
tra l'abitato di Vittoria e la foce, ha
consentito l'insediamento dell'Uomo che ha
utilizzato i terreni per l'agricoltura.
Nell'area della foce erano presenti in passato
vaste zone paludose: attualmente dopo le
bonifiche dell'inizio del XX secolo, sono state
prosciugate; sono stati inoltre costruiti argini
artificiali del fiume per evitare il
dilavamento. Gli imponenti cordoni dunali
presenti alla foce sono stati distrutti
dall'uomo che ne ha prelevato la sabbia.
La Flora
Uscendo dal centro abitato di
Vittoria e dirigendosi verso S. Croce Camerina,
si incontra, su terreni di rocce biancastre e
tenere (Trubi), una vegetazione particolare
costituita essenzialmente da un sottobosco di
Rosmarino, Timo e Lentisco che accompagna un
bosco di pini particolari, dal portamento
contorto e sofferente: i Pini d'Aleppo (Pinus
halepensis). Lungo la valle del fiume Ippari, in
particolare nelle zone più impervie, questa
specie non è rara e costituisce una pineta per
la quale gli studiosi hanno ipotizzato un
origine autoctona e naturale.
continua >>>
|