
Il territorio della provincia
di Ragusa è caratterizzato da un insieme di
fattori paesaggistici, naturalistici,
urbanistici, archeologici e storici, spesso poco
conosciuti: aspetti tutti che affascinano i
visitatori ed anche i residenti. Il patrimonio
naturalistico protetto delle due riserve
"Macchia foresta del fiume Irminio" e "Pino
d'Aleppo", è ricco di specie vegetali ed animali
che costituiscono ambienti peculiari meritevoli
di essere conosciuti. La conoscenza è il primo
passo per la tutela e la salvaguardia di tale
patrimonio naturalistico.
Riserva Speciale Biologica Macchia Foresta del
Fiume Irminio
Il
fiume Irminio è il fiume più lungo della
provincia di Ragusa, nasce alle falde del Monte
Lauro, antico vulcano oramai inattivo
dell'altipiano ibleo, e sfocia dopo un lungo
percorso nel Mar Mediterraneo. Il lungo corso
del fiume non poteva non rappresentare
nell'antichità il veicolo e la traiettoria più
rapida per collegare i territori interni con la
costa, da sempre luogo dove avvenivano gli
scambi commerciali. La morfologia della foce
pertanto doveva essere ben diversa dall'attuale.
E' difficile immaginare la portata dell'Irminio
nell'antichità ma sicuramente doveva essere più
abbondante dell'attuale e tale da consentire una
certa navigabilità.
Da fonti storiche è noto che
il corso del fiume Irminio, già citato anche da
Plinio, rappresentò per molto tempo il limite
orientale dei territori della vicina Camarina e
secondo Filisto; segnava il confine tra i
territori di quest'ultima città e Siracusa.
La
foce, già in epoca greco arcaica, è probabile
che rappresentasse un punto di attracco e di
scambio, come è testimoniato dai rinvenimenti
dell'insediamento greco arcaico del "Maestro"
situato sulla collinetta posta a sinistra della
foce guardando il mare. La foce era quindi un
antico porto canale e la sua importanza andò
aumentando anche in epoca romana.
Nell'Itinerarium Antonini; viene nominato tra
Cymbe (ovest di Caucana) e Apolline (Punta
Castellazzo), l'Hereum: Di Stefano, (1982)
identifica questa località nella foce del fiume
Irminio. Essa, quindi, in epoca romana
rappresentava un caposaldo con funzione di
rifugio e scambio. Lo storico arabo Edrisi
indica con il nome di Maulli questa località,
secondo autorevoli studiosi il toponimo
deriverebbe dall'arabo "Mahàll", luogo di
fermata: l'importanza della foce come
porto-canale rimase quindi in epoca araba.
La
"macchia-foresta" è costituita da una fascia
litoranea di vegetazione che si estende
ininterrottamente sulle dune costiere, per circa
1 km. Essa rappresenta un rarissimo esempio di
vegetazione naturale a "macchia-arborea", il più
imponente in Sicilia, sopravvissuto all'estesa
macchia che esisteva lungo il litorale ibleo ed
attorno ai pantani di Scicli, oggi prosciugati e
coltivati.
L'attuale
paesaggio geomorfologico è quello di una costa
bassa e sabbiosa dove sfocia un fiume a
prevalente carattere torrentizio: è presente un
ampio arenile e un cordone dunale, con dune
consolidate prevalentemente sul lato destro. Al
termine di questo cordone dunale la costa si
innalza con piccole falesie; a pareti verticali.
Il retroduna era fino alla fine dell'ottocento
occupato da acquitrini e pantani costieri che
andavano da Marina di Ragusa a Plaja grande.
Oggi la palude non esiste: infatti, all'inizio
del novecento, tali aree vennero bonificate sia
perché considerate malsane a causa della malaria
trasmessa dalla zanzare che in esse
prosperavano, sia per recuperare terreni
all'agricoltura, che presentano un'elevata
produttività essendo gli acquitrini ricchi di
elementi nutrienti.
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