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Cerasuolo di
Vittoria Doc
Il
Cerasuolo di Vittoria è un vino rosso che si
produce in un'ampia area della provincia di
Ragusa e in parte delle province di
Caltanissetta e Catania. Si tratta di una zona
di antichissima vocazione vitivinicola, come
testimoniano numerosi documenti risalenti anche
al III secolo a.C. Tuttavia la data di nascita
del Cerasuolo di Vittoria nella tipologia
attuale è molto posteriore: coincide con la
fondazione della città di Vittoria, avvenuta nel
1606; la fondatrice della città regalò infatti
in quell’anno un ettaro di terra a ciascun
colono a condizione che ne coltivasse un altro a
vigneto. Fu nel 1933 invece, in occasione della
Mostra mercato di Siena, che il Cerasuolo venne
immesso per la prima volta sul mercato
nazionale.
Come si consuma. Il Cerasuolo di Vittoria
Doc si abbina bene con arrosti di carni bianche
e rosse, brasati di manzo, selvaggina minuta
allo spiedo e formaggi piccanti stagionati. Va
servito a una temperatura di 18-20°C, in calici
ballon, che permettono di ossigenarlo
adeguatamente attraverso un movimento rotatorio.
È un vino importante da pasto, adatto a un
grandissimo invecchiamento (sino a 30 anni). I
più raffinati intenditori, contrariamente a ogni
canone, lo consigliano come aperitivo proprio
quando è molto vecchio.
Come si conserva. Per conservare
correttamente il Cerasuolo di Vittoria Doc è
sufficiente tenere il vino al buio, a una
temperatura costante fra 10 e 15°C; per impedire
che il tappo si asciughi, l’umidità deve
aggirarsi intorno al 70-75%. Le bottiglie vanno
conservate in posizione orizzontale su
scaffalature di legno.
Come si produce. La vinificazione del
Cerasuolo di Vittoria Doc consente la
fermentazione del mosto a contatto con la
vinaccia, che durante questa fase rilascia parte
delle sostanze in essa contenute, quali
antociani e tannini. Durante la svinatura la
vinaccia viene separata dal mosto. Dopo i
travasi, si procede all’affinamento e a un
periodo di invecchiamento obbligatorio di 7
mesi. Seguono poi la stabilizzazione e
l’imbottigliamento.
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Etna Doc
I
preziosi vigneti dell’Etna crescono su terreni
desertici e sabbiosi, ma sono capaci di produrre
grappoli più turgidi e sapori più ricchi di
sfumature e tonalità. Ciò era noto evidentemente
anche alle civiltà del passato, viste le origini
antichissime della viticoltura della zona. Ne
abbiamo notizia dal poeta Teocrito nel III
secolo a.C. e ulteriore conferma da alcune
monete del V secolo a.C. giunte fino a noi. Il
vino dell'Etna, nelle sue tipologie Rosso,
Rosato, Bianco e Bianco superiore, è stato,
inoltre, il primo vino siciliano da tavola a
ottenere il riconoscimento della denominazione
di origine.
Come si consuma. L’Etna Doc Bianco si
accompagna ad antipasti di mare, involtini di
melanzane, cozze, pasta con le sarde, grigliate
di pesce e va servito in calici di media
capacità a tulipano svasati a una temperatura di
8-10°C. Le tipologie Rosso e Rosato si abbinano
bene con primi piatti, secondi di carne,
grigliate e formaggi tipici siciliani quali il
Ragusano e il Pecorino Siciliano. Si consiglia
di servire il primo in calici bordolesi e il
secondo in calici di media capacità a tulipano
ampi a una temperatura di rispettivamente di
16-18°C e 13-14°C.
Come si conserva. Per conservare
correttamente l’Etna Doc è sufficiente tenere il
vino al buio, a una temperatura costante fra 10
e 15°C e, per impedire che il tappo si asciughi,
l’umidità deve aggirarsi intorno al 70-75%. Le
bottiglie vanno conservate in posizione
orizzontale su scaffalature di legno.
Come si produce. Il processo di
vinificazione dell’Etna Doc Rosso prevede la
fermentazione del mosto a contatto con la
vinaccia, che durante questa fase rilascia
antociani e tannini. Seguono la fase della
svinatura, con la separazione della vinaccia dal
mosto, i travasi, l’affinamento e
l’invecchiamento. Al termine di questo periodo,
che può essere anche molto prolungato, i vini
vengono stabilizzati e, infine, imbottigliati.
Il metodo di produzione dell’Etna Doc Bianco è
tecnicamente molto più delicato di quanto non
sia la vinificazione in rosso, in quanto i vini
bianchi sono più facilmente soggetti ad
alterazioni microbiche e a fermentazioni
anomale, nel caso che la loro fermentazione non
sia correttamente eseguita. Essa mira alla
fermentazione del mosto fuori dal contatto delle
bucce.
Il mosto subisce poi la sfecciatura,
processo con cui si allontanano le fecce, cioè
le particelle in sospensione; si procede quindi
con la solfitazione del mosto, che viene
lasciato a fermentare a una temperatura che non
deve superare i 20°C. Al termine avviene la
svinatura con i travasi che ne consentono l’illimpidimento.
Ultimati i travasi, il prodotto è pronto per
l’imbottigliamento. Infine, la vinificazione
dell’Etna Doc Rosato prevede la rottura
dell’acino e non dei raspi, che arricchirebbero
il mosto di quantitativi eccessivi di sostanze
coloranti e tanniche. Il mosto ottenuto viene
messo in recipienti chiamati fermentini, dove
subisce una breve macerazione e una modesta
solfitazione. Al termine di queste operazioni,
il vino viene separato dalle vinacce con la
svinatura e sottoposto a travasi; viene quindi
stabilizzato e passato all’imbottigliamento.
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