
Siamo nel Regno del Bianco
d’Alcamo, terra che incanta per la bellezza dei
suoi paesaggi e la delizia dei suoi vini. La
strada del vino attraversa Castellammare del
Golfo, Alcamo, Segesta, Scopello e Calatafimi,
comuni interessati dalla Doc Bianco d’Alcamo. Ai
nobili vini di questi luoghi fa da sfondo un
mare di straordinaria limpidezza su cui si
affacciano candide spiagge e solitarie scogliere
e un entroterra intriso di storia e di
tradizioni. Cominciamo il nostro cammino da
Castellammare del Golfo, piccola cittadina che
nel passato fu crocevia di scambi culturali e
commerciali tra le civiltà del Mediterraneo. Di
probabile origine greca, Castellammare nasce sui
resti dell’antica città di Segesta (Emporium
Saegestanorum) di cui sono visibili ancora il
tempio e il teatro. Sulla baia del porto si
trova il castello, probabilmente di origine
araba, mentre le zone circostanti conservano
numerose testimonianze medievali.
Proseguendo lungo la costa,
si apre uno degli angoli più suggestivi della
provincia di Trapani. Immerso in una natura
selvaggia e incontaminata, lambita da acque
cristalline, incontriamo Scopello. Tra le sue
incantevoli calette, le spiagge dorate e i
maestosi faraglioni, che lasciano stupefatto
chiunque vi giunga per la prima volta, s’innalza
l’antica tonnara, silente testimonianza della
civiltà marinara che fu. Poco oltre inizia la
splendida riserva naturale dello Zingaro, un
paradiso ambientale miracolosamente integro
nella sua impareggiabile bellezza, luogo ideale
per chi ha voglia di abbandonare la frenesia dei
nostri tempi e recuperare un contatto più intimo
con la natura.
Visitare questo lembo di
terra significa anche esplorare i colori e i
sapori della ricca gastronomia siciliana, che ha
integrato sapientemente nella tradizione
mediterranea suggestioni e creatività della
cucina araba. Cannoli, cassate, dolci di
mandorla, arancini, couscous di pesce, magari
accompagnati con un buon bicchiere del Bianco di
queste terre, sono quel che ci vuole per
rallegrare lo spirito e deliziare il palato.
Proseguiamo ora alla volta di
Segesta, uno dei più importanti centri
archeologici siciliani. Oltre ai resti
dell’antica città, rimangono ancora l’imponente
tempio, uno tra i più perfetti e meglio
conservati esemplari di architettura dorica, e
l’anfiteatro, in cui, ad anni alterni rispetto a
Siracusa, vengono riproposte le grandi tragedie
greche.
La strada ci conduce quindi a
Calatafimi, paese di origine araba e oggi sede
di una delle feste più caratteristiche della
Sicilia: quella del SS. Crocifisso e della
Primavera, che si celebra nei primi tre giorni
di maggio con carri decorati con composizioni di
pane, simbolo del lavoro e auspicio della
serenità. Le colline circostanti ammantate di
vigneti forniscono le uve Catarratto, Damaschino
e Grecanico dal cui mix ha origine il Bianco
d’Alcamo.
Ma la zona “classica” di
produzione di questo vino è quella intorno ad
Alcamo, fiorente centro agricolo situato alle
pendici del Monte Bonifato. Notevole è il
patrimonio artistico, culturale e architettonico
lasciato in eredità alla città dai popoli
dominatori come gli Arabi, i Normanni e gli
Spagnoli, che nel corso dei secoli si sono
avvicendati in questa cittadina, come in tutta
la Sicilia Occidentale.
I prodotti
dell'itinerario
Alcamo
Doc. Del vino di Alcamo si ha notizia già nel 1549,
quando uno dei sommelier della Santa Sede lo
inserì tra i vini più pregiati del tempo.
Tuttavia è solo a partire dal 1800 che la sua
notorietà si diffonde oltre i confini regionali,
costituendo un elemento di forte richiamo del
territorio. La Doc Alcamo comprende pregiati
vini bianchi, rossi e rosati.
Come si consuma.
L’Alcamo bianco si accompagna bene a minestre
dense di verdura, paste asciutte con sughi di
pesce, pesce azzurro e di lago al forno o alla
griglia, frittate contadine e formaggi ovini
freschi. Viene servito a 12-14°C, in un calice
svasato in modo da permettere una maggiore
concentrazione dei profumi e va consumato
preferibilmente entro un anno dalla vendemmia.
Il rosso va servito in calici per vini rossi
giovani ad una temperatura di 16–18°C e bevuto
entro due–tre anni dalla vendemmia. E' indicato
assieme a formaggi stagionati, come il pecorino,
a piatti a base di carne di agnello e a salumi.
Come si conserva.
Le regole per una corretta conservazione di
questo vino sono poche: le bottiglie vanno
tenute, coricate, in scaffalature di legno,
perché questo materiale attutisce i colpi e le
vibrazioni; devono essere conservate al buio, a
temperatura costante fra 10 e 15°C e con
un’umidità intorno al 70-75%, in modo che il
tappo non si asciughi.
Come si produce.
Per ottenere l’Alcamo Doc bianco si procede con
la vinificazione in bianco, che mira
all’immediata estrazione del succo dal frutto,
in maniera che la fermentazione riguardi solo la
parte liquida.
Si tratta di un processo tecnicamente molto più
delicato di quanto non sia la vinificazione in
rosso, in quanto i vini bianchi sono più
facilmente soggetti ad alterazioni microbiche e
a fermentazioni anomale. Ciò si può ottenere
solo gestendo correttamente il processo
produttivo, partendo da uve raccolte
perfettamente sane, prive di attacchi
parassitari, selezionate e vendemmiate in modo
da conciliare una sufficiente gradazione
alcolica con un buon livello di acidità.
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