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L'urbanesimo degli ultimi anni e la
cementificazione di talune aree costiere (minore
pero che in altre regioni del Mezzogiorno) ha
tuttavia in parte alterato e reso più
discontinuo soprattutto il paesaggio costiero.
Le grandi pianure litoranee (Catania e Gela,
specie la prima) hanno conosciuto sensibili
mutamenti del paesaggio agrario (irrigazione).
Il Clima
Il
clima e mediterraneo, ma risponde solo in parte
al mito che lo vorrebbe «dolcissimo», «mitissimo»
e ovunque «favorevole». Se, infatti, la
posizione geografico-astronomica dell'isola ha
avallato in ogni tempo il concetto di mitezza
del suo clima, tuttavia l'influenza del
Mediterraneo si attenua fortemente sulle
montagne e negli altopiani interni. D'altronde
la persistenza di temperature relativamente
elevate per un lungo periodo dell'anno
contribuisce a rafforzare l'opinione di una
Sicilia «calda», impressione acuita dalla grande
luminosità estiva e dalla stessa scarsità estiva
di nebulosità e di precipitazioni (media dei
giorni sere-ni: 98 a Palermo, 125 a Catania per
anno). Ma, in genere, nei mesi invernali piovosi
e soprattutto da fine novembre a febbraio,
l'inverno, pur breve, si avverte negativamente.
Altro fattore che conferisce una certa asprezza
al clima e la concentrazione delle
precipitazioni in un solo periodo dell'anno
(fine autunno, inverno e inizio primavera), che
determina condizioni di semiaridita per almeno
2-3 mesi l'anno su quasi meta del territorio.
La temperatura media del mese più freddo
(gennaio) e a Palermo e Messina intorno agli 11
°C, di 9,6 a Tindari, di 10,5 a Licata, di 10 a
Lentini, di 11 a Sciacca e di quasi 12 a Cefalu;
ma scende gia a 8,5 a Calatafimi, a 7,9 a San
Giuseppe Iato (monti del Palermitano) a 6,6 a
Lercara Friddi (660 m, Madonie), a 4,4 ad Enna
(950 m) e a 1,8 a Floresta (alti Nebrodi) e
sotto lo zero sull’Etna oltre i 1800 m.
In
Sicilia dunque esistono tre ambienti termici: i
litorali, le aree interne e la cuspide montana
di NE. Le medie di agosto segnano i 25,4 °C a
Palermo, 26,2 a Cefalu, 24,1 a Lercara, 19,3 a
Floresta. L'escursione termica annua a non
grande distanza dalle coste e gia avvertibile.
Le precipitazioni non sono scarse in assoluto,
ma distribuite irregolarmente sia spazialmente
sia nelle stagioni; inoltre gli scostamenti
positivi e negativi dalla media possono essere
rilevanti tra un anno e l'altro.
In genere si distinguono due stagioni, una
piovosa (ottobre inoltrato-marzo, con punte
massime tra fine novembre e gennaio) l'altra
asciutta (aprile-settembre con giugno, luglio e
agosto molto siccitosi). Anche in tal caso il
rilievo ha la sua influenza, sicché le regioni
più piovose risultano la cuspide montana di NE
(Floresta, oltre 1300 mm annui di pioggia), ma
pure i rilievi alle spalle della Conca d'Oro,
l'area dei Sicani e le più rilevate aree degli
Iblei e dell'Ennese; all'opposto, sotto i 500 mm
annui sono le cimose litoranee dell'estremo S
(Porto Palo a capo Passero, 380 mm) e
dell'estremo O (Trapani sfiora i 500 mm);
Palermo arriva a 700 e Messina oltrepassa i 900.
L'indice di aridità, che deriva dal rapporto fra
temperatura e precipitazioni, risulta oscillare
tra 10 e 15 (semiaridità intensa) in cimose
ristrette e nella calda piana di Catania, tra 15
e 20 (semiaridità) su gran parte del litorale e
delle colline meridionali, mentre la maggior
porzione dell'isola oscilla tra 20,1 e 30
(semiaridità estiva), e le aree montuose
principali vanno da 30,1 a ben 60 (umidità)
sull'Etna e gli alti Nebrodi. A ciò si aggiunge
la presenza di un vento caldo, il cosiddetto
«scirocco», che spira con periodicità
irregolare, per tre-quattro giorni di seguito.
E’ chiaro che senza un'irrigazione adeguata
molte colture di pregio non possono prosperare,
e che le risorse idriche (pur non scarsissime in
assoluto) vanno ben utilizzate.
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L'idrografia
L'idrografia
e piuttosto dispersiva e irregolare. La
disposizione del rilievo fa si che lo
spartiacque principale stia molto a ridosso del
litorale tirrenico, sicchè i cor si d'acqua più
lunghi e con il bacino d'alimentazione più ampio
scendono verso lo Ionio (Simeto-Dittaino-Gornalunga,
il maggiore, che attraversa la piana di Catania
a S della città, lungo 113 km, con bacino di
oltre 4300 km2; 1'Alcantara a ridosso delle
falde occidentali e settentrionali dell'Etna) o
il mar d'Africa (Salso o Imera meridionale, 111
km, e poi Platani, Sossio-Verdura, Gela, ecc).
II versante tirrenico ospita brevi corsi
d'acqua, alimentati pero talora da sorgenti
calcaree (Iato, Eleutero, Imera settentrionale e
il minuscolo fiume di Palermo, l'Oreto), i quali
divengono vere e proprie fiumare, torrenti
dall'ampio letto ghiaioso e secco in estate (ma
con falde acquifere subalvee utilizzate per
l'agrumicoltura) in corrispondenza dei
Peloritani, a somiglianza delle più note fiumare
calabresi.
La portata di questi corsi d'acqua
oscilla moltissimo; più ricchi sono quelli del
versante ionico. La relativa scarsezza delle disponibilita idriche della Sicilia e la
necessita di soddisfare almeno in parte i
fabbisogni urbani, agricoli e talora industriali
hanno portato alla creazione di parecchi laghi
artificiali. Tra i principali, il lago Pozzillo
e l'Ogliastro (bacino del Simeto) che irrigano
la piana di Catania; l'Arancio e il Trinita
(litorale tra Mazara del Vallo e Sciacca), lo
Scanzano sul fiume Eleutero per gli usi urbani
di Palermo, il Comunelli a monte della piana di
Gela. Le necessita idriche della S. sono
tuttavia imponenti, specie lungo il litorale
africano; gli acquedotti sono spesso antiquati.
I laghi naturali sono pochissimi (Pergusa);
spesso i bivieri, cioè stagni costieri, sono
stati prosciugati in un recente passato. Pochi e
splendidi gli esempi residui (p. es. Vendicari e
Longarini, presso capo Passero).
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