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In ripida salita
attraverso una stradella asfaltata (aperta al
traffico in occasione dell'eruzione del 1983),
si abbandona la fascia coltivata e si incontra
quindi una folta pineta, interrotta da un ampio
campo lavico. Il Grande Albergo del Parco si
trova appena fuori dal bosco, all'inzio di Piano
Vetore (m 1730), esso è stato acquistato
dall'Ente Parco e adibito parzialmente a punto
base per l'escursionismo. Si prosegue verso il
rifugio Sapienza (m 1910), raggiungendo così la
quota massima dell'intero itinerario. Di fronte
al rifugio si trova la partenza della funivia
che in quindici minuti consente di salire a 2500
metri di quota nella zona della Montagnola,
dalla quale un servizio di fuoristrada permette
di raggiungere agevolmente la zona sommitale del
vulcano.
L'itinerario
prosegue in direzione Zafferana Etnea,
fiancheggiando l'alta parete meridionale della
valle del Bove. Superata la località Pian del
Vescovo si può effettuare una deviazione di 10
chilometri verso Pomiciaro per raggiungere uno
spettacolare belvedere sulla parte terminale
della valle del Bove, sulla sottostante Val
Calanna e sulla fascia costiera compresa fra
Riposto e Taormina. In particolare si ha una
buona veduta d'insieme sul teatro dell'eruzione
del 1991-93. Dopo Zafferana si prosegue verso
Milo (nei cui pressi si trova un secolare
esemplare di Leccio che ha un diametro di 10 m e
un altezza di 29 ed è conosciuto localmente come
lIlice di Carrinu) e Fornazzo, da cui ha inizio
la strada Mareneve che risale il versante
sud-orientale del vulcano sino al rifugio
Citelli (bel panorama sulla vallata dell'Alcantara
e su Taormina), posto a 1741 metri di altitudine
all'interno di un antico cratere. Si ridiscende
dal rifugio Citelli e si prosegue attraversando
l'estesa colata del 1865 di cui si vedono le
vicine bocche effusive (i monti Sartorius), sino
ad incontrare la deviazione per Piano Provenzana
(Km 68), la località posta ai margini della
secolare pineta di Castiglione e Linguaglossa
che rappresenta il polo di attrazione turistica
del versante nord-orientale. Anche da Piano
Provenzana (m 1810) funziona un servizio di
mezzi fuoristrada che raggiunge la zona dei
crateri sommitali. Cinque impianti di risalita e
piste per lo sci di fondo ne fanno inoltre una
attrezzata stazione per gli sport invernali. Si
scende verso Linguaglossa attraversando il suo
lussureggiante bosco costituito nella parte alta
soprattutto da Pino laricio, che in basso lascia
il posto alla Roverella.
A
Linguaglossa è possibile visitare il Museo
allestito dalla Pro-loco che illustra
sinteticamente la flora, la fauna e la geologia
dell'Etna e contiene una raccolta di oggetti
utilizzati nelle antiche attività agricole e
artigianali della zona. L'itinerario prosegue
attraverso la statale 120, toccando i piccoli
borghi di Rovittello, Solicchiata, Passopisciaro,
rinomati per gli estesi vigneti che
contraddistinguono il paesaggio e per le belle
ville che punteggiano la campagna, con rilevanti
presenze proprio nei pressi della strada
statale. Dopo l'abitato di Montelaguardia (Km
103) si valica la colata del 1981, della quale è
facile seguire visivamente il tracciato lungo il
fianco della montagna sino alle bocche effusive.
L'eruzione del 1981 per pochi, lunghissimi
giorni fece seriamente temere per la sorte della
storica città di Randazzo. Costruita sulle
ultime propaggini del territorio etneo, sulle
sponde del fiume Alcantara, questa cittadina
conserva la sua impronta medievale. Numerosi i
monumenti da visitare, si segnalano in
particolare le tre chiese che svettano
all'interno del centro storico: S.Maria,
S.Nicolò, S.Martino, il restaurato Palazzo
municipale, la via degli Archi. Di rilevante
interesse il Museo di scienze naturali (chiuso
il lunedì), costituito principalmente dalla
collezione ornitologica Priolo ricca di 2.250
esemplari e il MuseoVagliasindi al Castello, che
ospita preziosi reperti archeologici del periodo
ellenistico. Oltrepassato Randazzo si percorre
l'ampio spartiacque posto a cavallo fra le
vallate dell'Alcantara e del Simeto, si prosegue
lungo la statale 284 verso Maletto (m 960), uno
dei più alti comuni pedemontani. Da qui si può
compiere una deviazione di 8 chilometri per
andare a visitare l'Abbazia di Maniace, fondata
nel 1174 e donata da Ferdinando II di Borbone
all'ammiraglio Nelson nel 1799, quale segno di
riconoscenza per la collaborazione data alla
repressione dei moti di Napoli. Il pregevole
complesso monumentale, completato dalla
residenza degli antichi proprietari e da un
vasto giardino, è infatti localmente noto come
“castello di Nelson”.
L'itinerario
continua dall'altopiano di Maletto in direzione
di Bronte, dove ha inzio larea tradizionalmente
coltivata a pistacchio. Grazie alla tenacia dei
coltivatori questo tipo di coltura, originaria
dall'Asia Minore e portata dagli Arabi in
Sicilia, è stato impiantato nei vasti campi
lavici che ricoprono il territorio fino ad
Adrano, dove si produce circa il 90% della
produzione nazionale. Recentemente al Pistacchio
verde di Bronte è stata riconosciuta la
Denominazione d'Origine Protetta. Con numerose
svolte la statale si snoda in mezzo a una
campagna fittamente punteggiata da costruzioni
rurali, raggiungendo dopo il Km 137 l'ingresso
della cittadina di Adrano (da visitare il
pregevole Museo archeologico nel Castello
normanno, che ospita preziosi reperti
dell'antica città greca di Adranon e della città
greco-sicula del Mendolito sul Fiume Simeto). Si
percorre la provinciale Adrano Monte San Leo per
Nicolosi. La carreggiabile si inoltra in mezzo
agli ulivi, mandorli, fichidindia e viti
coltivati spesso in modo promiscuo. Superata la
fascia delle colture si incontrano i castagneti
della Feliciosa e la deviazione segnalata per
Monte Intraleo. Il “tour” viene completato
raggiungendo, all'altezza della contrada Milia,
il bivio per il Grande Albergo del Parco e
ripercorrendo per breve tratto il tragitto
iniziale, si fa così ritorno (Km 165) a Nicolosi.
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