
Taormina, in provincia di
Messina, è un rinomato centro turistico isolano
che però rientra in questo itinerario grazie
alla sua storia ed ai vari reperti archeologici
qui ritrovati. Ricordiamo innanzitutto che i
suoi primi abitanti furono i Siculi provenienti
dal nord che vissero qui tranquilli finchè il
tiranno siracusano Dionisio il Vecchio distrusse
la vicina Naxos ed i suoi superstiti si
riversarono su questa località. Lo stesso
Dionisio si interessò alla località
conquistandola, questo dopo la pace stipulata
con i Cartaginesi nel 392 A.C.. Successivamente
il superstite di Naxos Andromarco creò la
località denominata Tauromenion, nel 358 A.C.,
insieme ad altri superstiti della città. La
città aiutò gli interessi siracusani, ma conobbe
anche altre alleanze, come quella col Re
dell'Epiro Pirro, con i Romani. Con quest'ultima
dominazione la città di Taormina conobbe un
discreto periodo di prosperità economica.
Da quanto si evince i reperti
storici ed archeologici qui raccolti sono di una
certa importanza. Si può cominciare ad
enumerarli a partire dal Teatro situato in una
collina e che offre la possibilità di ammirare
un bel panorama che comprende anche l'Etna, il
Mar Ionio ed il Monte Tauro. L'attuale struttura
dell'impianto è sotto l'influenza romana ed è
una seconda edizione dell'edificio. Esso
comprende una discreta cavea con nove settori a
scalini, un doppio portico coperto sulle
gradinate, un portico interno con otto entrate
corrispondenti alle otto originarie scale che
dividevano le gradinate, portico comprendente
varie nicchie di modeste dimensioni e delle
colonne, segno evidente dello stile
architettonico imperiale, una scala che
originariamente comprendeva due ordini di
colonne di cui oggi rimane, purtroppo, solo la
parte più bassa di tutta la struttura.
Tra gli altri reperti
presenti nella città di Taormina si possono
ricordare un Antiquarium importante per le
iscrizioni epigrafiche e resoconti economici che
esso contiene, un edificio ellenistico-romano
che probabilmente poteva essere un ginnasio
pubblico, una "Naumachia", cioè un lunghissimo
muro contenente numerose nicchie di varia
dimensione che preserva una cisterna con due
navate e pilastri. Altri reperti più importanti
si riferiscono ad un piccolo teatro romano del
II secolo D.C. con una cavea divisa in cinque
settori ed i resti delle abitazioni greche
databili nel IV-III secolo A.C. e di una casa
romana del I seco- lo A.C. nota per i suoi
mosaici in bianco e nero ed una chiesa situata
sopra i resti di un antico Tempio dedicato ad
Iside [struttura religiosa greca costituita da
un atrio coperto e da due colonne]. Un fianco
del Tempio è stato inglobato dalla Chiesa.
Museo Archeologico
Il
Museo Archeologico è stato a lungo desiderato, a
lungo negato, malgrado Taormina rappresentasse
la culla dell’archeologia siciliana, e non
soltanto siciliana. Finalmente si apre sotto
l’egida del Comune e in stretta collaborazione
con la Soprintendenza di Messina. Nelle sale del
bel palazzo trecentesco della Badia Vecchia,
esempio tra i più interessanti del gotico
siciliano, sono esposti i materiali dagli scavi
più recenti (1984-1998). Il filo che li
congiunge è quello della topografia antica della
città, come ricostruibile dai grandi monumenti
ancora in luce e dai risultati della ricerca
degli ultimi decenni. Ma la ricerca archeologica
inizia precocemente a Taormina e coincide quasi
con la nascita stessa dell’Archeologia. I primi
scavi nel teatro risalgono al ‘700 e furono
condotti dal principe de Spuches. Per illustrare
questa prima fase della ricerca, che continua
ininterrotta nel ’800, accanto ai reperti dagli
scavi recenti sono in esposizione molti di
quelli appartenenti alla storica raccolta
conservata nell’Antiquarium del Teatro e
principalmente formata da sculture.
Con l’intento, infine, di
unificare, anche se solo per poco, nel loro
luogo di rinvenimento, sono confluite
nell’esposizione anche reperti di notevole
interesse, scoperti a Taormina ed ora conservati
in Musei siciliani. Per le sue qualità
artistiche, per il valore documentario e per le
stesse circostanze di rinvenimento, la statua
della sacerdotessa di Iside, senza dubbio,
occupa un posto di primissimo piano.
Esempio raffinatissimo oltre ché raro della
scultura dell’avanzato II secolo d.C., la statua
rappresenta una delle testimonianze più efficaci
e dirette del culto di Iside e Osiride a
Taormina. E’ scoperta nel 1861 da Saverio
Cavallari nel corso delle esplorazioni condotte
nell’area antistante la Chiesa di S. Pancrazio,
costruita su di un tempietto di tarda età
ellenistica.
Si tratta di un importante ritrovamento, che,
insieme a due iscrizioni, permette di attribuire
con certezza al culto delle Divinità Egizie il
più antico edificio: la statua è subito
trasferita a Palermo, dove entra a far parte
delle collezioni del Museo Archeologico.
In esposizione sono anche taluni esemplari di
oreficerie ellenistiche e bizantine, acquistati
da P. Orsi presso antiquari taorminesi agli inizi del ‘900. Sono
la testimonianza dell’interesse dello studioso
per Taormina e per il suo allora fiorente
mercato antiquario; interesse, che travalica
l’archeologia, come illustrano i vasi del sei,
settecento in maiolica, già della collezione
Cacciola ed ora al Museo Bellomo di Siracusa.
Per Info: Tel. 0942 620112 - Apertura
09,00/13,00 - 16,00/20,00.
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