
Fondata nel 729 a.C., da
Hyblon, re siculo di Hybla, la sua espansione fu
fortemente limitata dalla vicinanza di Leontinoi
e di Siracusa, così una parte della popolazione
emigrò e fondò la città di Selinunte. Megara fu
distrutta dai Siracusani nel 483-482 a.C.
Ricostruita da Timoleonte, fu distrutta
completamente dall'esercito romano nel 214-213
a.C. A dieci chilometri da Augusta, in provincia
di Siracusa, vicina ad altri interessanti
insediamenti, quali Thapsos e Stentinello e ad
alcuni villaggi preistorici, Megara Hyblaea è la
testimonianza più significativa nella Sicilia
orientale della migrazione dal mondo greco verso
il Mediterraneo, datata VIII sec. a. C.. Il nome
della città deriva dal re siculo Hyblone che
abitava nella vicina Pantalica.
Gli scavi guidati da
archeologi illustri come Bernabò Brea, Georges
Vallet e François Villard, hanno riportato alla
luce tracce talmente chiare dell'urbanistica di
Megera, che oggi se ne comprende l'intera
evoluzione.
Abitato sin dal neolitico medio
(4000 anni prima di Cristo), il sito mostra, tra
l'altro, anche tracce di manufatti litici cui si
aggiunsero gli influssi della cultura di
Castelluccio.
Capire
come si siano succedute nel tempo le due fasi
della storia di questo luogo, quella arcaica e
quella ellenistica, è possibile visitando
innanzitutto l'antiquarium, nel quale figurano i
plastici delle relative ricostruzioni. Il
materiale archeologico rinvenuto dimostra che
l'agorà (piazza principale) era di grandi
dimensioni e su questa si affacciavano numerosi
edifici. Tuttora visibili sono i resti di due
templi dorici risalenti al VI e IV sec. a. C..
La posizione geografica di Megara facilitava gli
scambi commerciale con la madre patria: il
flusso costante di mercanti e viaggiatori
agevolava lo scambio dei manufatti etnici con i
prodotti locali quali, ad esempio, il grano e il
famoso miele di Hybla, tanto apprezzato da
Virgilio.
La maggior parte del
patrimonio archeologico di Megara è oggi
custodito nel museo P. Orsi di Siracusa
(inserire info) dove, tra l'altro, si può
ammirare la scultura arcaica della madre in
trono con i gemelli (kourotrophos), l'elegante
torso marmoreo di uomo (kouros), in stile dorico
e una particolare maschera teatrale del VI sec.
a. C.. |