La
flora è la protagonista del territorio del
Parco. Questo paradiso botanico e le sue vette
che raggiungono i 1.979 metri di quota, ospita
oltre la metà delle 2.600 specie presenti in
Sicilia e circa 150 dei 200 endemismi. Il più
rappresentativo è l'"Abies Nebrodensis" con 29
esemplari. La fauna è caratterizzata dal 65%
degli uccelli nidificatori e da tutti i
mammiferi presenti in Sicilia. Molto
significativi sono anche gli aspetti geologici e
paesaggistici. Da vari punti è possibile
osservare straordinari paesaggi tra cui l'Etna,
i Nebrodi e le isole Eolie, che le albe e i
tramonti tingono di splendidi colori dandogli un
aspetto quasi irreale. Notevole è il patrimonio
naturalistico, storico e artistico. In un
contesto caratterizzato da aspre montagne che si
affacciano sul mare di Sicilia, sono ancora
evidenti i segni dell'uomo, testimonianze di una
presenza millenaria (Preistoria) che in alcuni
casi si tramanda in attività attuali. Il
territorio è segnato da numerosi edifici
religiosi, monasteri, eremi e chiese rupestri,
spesso suggestivamente isolate in alto sulle
montagne. Dimenticati lungo le vie d'acqua i
mulini, le vecchie masserie spesso costruite sui
resti di più antichi casali romani, testimoniano
la capacità di una cultura capace di vivere in
simbiosi con la natura. Nelle Madonie si trovano
le più antiche rocce di Sicilia, formatesi
durante il Triassico. Lo documentano i
numerosissimi fossili di lamellibranchi, alghe e
spugne che si rinvengono nelle zone calcaree
della catena montuosa.
Le
vette più alte e spettacolari della catena sono,
Pizzo Carbonara (1979 m.), Monte San Salvatore
(1912 m.), Monte Ferro (1906 m.) Monte Ouacella
(1869 m.), Monte dei Cervi (1656 m.). Pur
facendo parte dello stesso complesso presentano
ognuna un aspetto diverso. Ora tondeggianti o
aguzze, ora coperte di vegetazioni o spoglie,
punteggiano maestosamente il territorio
disegnando, valli, pianori, altipiani, dirupi e
dorsi dolcemente ondulati. Nelle madonie che
occupano appena il 2% della superficie
dell'isola, sono presenti oltre la metà delle
specie vegetali siciliani tra le quali parecchie
endemiche. L'area madonita con le sue
caratteristiche geomorfologiche-climatiche,
consente l'identificazione di tre zone distinte:
la fascia costiera del versante settentrionale,
protetta dai venti africani in cui si trovano i
più fitti boschi, gli uliveti secolari, i
sughereti, i castagneti, i frassini da manna, i
querceti a roverella e nuclei da agrifoglio di
Piano Pomo. La vasta catena montuosa conserva
invece il manto boschivo di leccio e faggio e
presenta numerosissime specie endemiche tra le
quali L'Abies Nebrodensis, relitto di antiche
glaciazioni.
Il versante meridionale assolato e
spoglio o verdeggiante e mite nel susseguirsi
mutevole delle stagioni è "L'aspetto della vera
Sicilia; ma è anche un dolce susseguirsi di
dorsi montani e collinosi tutti coltivati a
frumento e ad orzo".
Le rocce del Parco
raccontano una storia affascinante, lunga anche
centinaia di milioni di anni: su di esse,
infatti, restano incisi in maniera indelebile i
segni degli eventi geologici che hanno
interessato il territorio delle Madonie dai
tempi remoti sino a oggi. Esse costituiscono una
preziosa testimonianza del passato di questi
monti.
Percorrendo un sentiero che attraversa i
rilievi del Massiccio del Carbonara, nucleo
centrale delle Madonie, è come se ci si
immergesse in un mare antico 200 milioni di
anni. Infatti le rocce carbonatiche che lo
compongono mostrano una ricchezza straordinaria
di organismi fossilizzati: coralli, spugne,
alghe, idrozoi, gasteropodi, lamellibranchi,
brachiopodi ecc. Un tempo essi popolavano un
mare poco profondo, lungo una fascia della
superficie terrestre con clima di tipo tropicale
o subtropicale.
Rimangono oggi fissati in queste
rocce permettendoci non solo di ricostruirne
l’ambiente originario, ma anche di determinare
l’età relativa di esse.
Al
Complesso del Carbonara si contrappone quello di
Monte dei Cervi, dal quale è separato
dall’incisione del Vallone Madonie. Anche qui si
ritrovano rocce di natura carbonatica, che si
accompagnano però anche a rocce di natura
argillosa, marnosa e silicea. Le più
particolari, le "radiolariti", sono il risultato
dell’accumulo di piccolissimi organismi a guscio
siliceo. Le caratteristiche litologiche e il
contenuto fossilifero delle rocce di quest’area
indicano un ambiente di formazione tipico di un
mare profondo alcune centinaia di metri e
lontano dalla linea di costa. Lo scenario che
dunque si delinea per questo territorio, volendo
andare a ritroso nel tempo, è quello di estese e
pianeggianti aree, le piattaforme: parti
marginali dei continenti al di sotto della
superficie marina, in cui si succedevano
ambienti di sedimentazione di mare basso, come
piane tidali, scogliere ecc., in adiacenza alle
quali si sviluppavano aree bacinali più
profonde.
Nelle aree periferiche tutt’intorno ai
rilievi maggiori, che emergono imponendosi allo
sguardo dell’osservatore, affiorano invece
successioni di rocce di natura argillosa,
arenacea e marnosa, costituenti le colline ai
margini dell’area protetta.
continua >>>
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